E’ ormai noto che sulle moto per
l’enduro racing si ricorre, per motivi di praticità, alla rimozione di alcune
componenti dell’impianto elettrico originario che, nella pratica del
fuoristrada e/o nelle competizioni, oltre ad asservire dispositivi puntualmente
rimossi subito dopo l’acquisto della moto, sono spesso d’impaccio e alterano un
po’ quell’aspetto “racing” del mezzo da cui tutti noi, bene o male, siamo
attratti…
Tempo qualche giorno
dall’ingresso del nuovo mezzo nel nostro garage e vanno via frecce, clacson, “blocchetto”
di comando luci sul manubrio ecc...
Ma a quel punto nasce un problema:
come riprendere i fili per gestire solo l’accensione delle luci?
E come eventualmente eliminare
tutta quell’ “insalata” di fili appartenenti al
cablaggio di serie, a quel punto superflua ed inutilizzata?
Bene, allora partiamo proprio da
qui e cioè dalla RIMOZIONE TOTALE DELL’IMPIANTO ELETTRICO completo di relais
frecce!!...
Calma!!!!
Niente paura, nulla di irreversibile!!! Anzi, il fatto
di toglierlo “in blocco” ci consentirà in futuro di poterlo reinstallare tal
quale in qualsiasi momento!!...
Nelle fasi seguenti vedremo come
costruire ex-novo un impianto elettrico “light” per usi prettamente fuoristradistici e per le competizioni.
Lo schema elettrico riportato in figura rivela la semplicità con cui verrà realizzato l’impianto, in quanto esso consta sostanzialmente di n° 3 linee principali:
1)
linea1;
2)
linea 2a;
3)
linea 2b.
A queste si aggiungono circa due derivazioni
per il collegamento degli stop agli interruttori posti sulle leve dei freni
anteriore e posteriore.
Ovviamente si parte avendo ben
chiaro che l’alimentazione del nuovo impianto avverrà a valle del fusibile dei
“servizi” (in genere di ca. 10 A) e che, quindi, il tutto sarà sotto relais e
comandato dall’interruttore generale di consenso all’avviamento motore.
Vediamo nel dettaglio lo schema
generale del nuovo impianto elettrico:
Fig. 1
1)
cavo elettrico 3x1 mm nero di lunghezza variabile da moto a moto ma
stimabile in ca. 1,5 m;
2)
n° 4 “faston”
a due vie con relative spinette maschio e femmina;
3)
n° 1 “faston”
a quattro vie con relative spinette maschio e femmine;
4)
n° 1 interruttore multiplo a 2
posizioni più neutro (6 contatti sulla parte posteriore) stagno (o reso stagno
con gli appositi “cappucci” in gomma da applicare sulla levetta di comando);
5)
n° 1 scatoletta in plastica
quadrata per contatti elettrici apribile su uno dei due fianchi grandi;
6)
n° 1 staffa in alluminio
opportunamente sagomata per l’ancoraggio del nuovo deviatore di comando luci.
Fig. 2
Nota: lo spessore dei fili del cavo unico a tre poli da utilizzare, oltre che essere mutuato dall’impianto originale, può essere calcolato semplicemente partendo dalla relazione che esprime la Potenza di una corrente elettrica continua:
1)
P = ΔV x I
dove:
P = potenza assorbita;
ΔV = differenza di potenziale ai capi della batteria;
I = corrente elettrica continua che attraversa il filo.
dalla precedente relazione si ottiene:
2) I = P/ΔV
Nel nostro caso, prendendo come potenza massima di assorbimento circa 35 W della lampada a 2 filamenti della luce anteriore e come ΔV i 12 Volt della batteria si avrà che:
I = 35/12 = 2,9 A
A questo punto, tenuto conto che
i fili elettrici da 1 mm sono testati per essere attraversati da correnti fino
a 9 A, possiamo dire di essere abbondantemente nei limiti di sicurezza.
Facendo il discorso inverso e
volendo quindi sapere il “carico” massimo sopportabile dal nostro impianto
applichiamo direttamente la relazione “1” utilizzando per la corrente il valore
massimo suddetto Imax = 9 A:
P max = 12 x 9 = 108 W
Prima di ogni operazione sull’impianto elettrico originario o modificato, è necessario staccare l’alimentazione della batteria per evitare che ci siano parti in tensione durante le varie fasi di lavoro.
Fig. 3
A tale proposito, consiglio di
staccare anche la centralina in modo tale da poter effettuare, a lavoro finito,
la prova del nuovo impianto senza rischio di danneggiamento della stessa per
connessioni mal effettuate.
Ma se seguirete le indicazioni
seguenti alla lettera tutto andrà per il meglio!!...
Per maggiore chiarezza,
divideremo le fasi operative in tre:
FASE 1: rimozione
dell’impianto elettrico originario e calcolo della lunghezza nuovo cavo;
FASE 2: preparazione
della parte anteriore dell’impianto e del comando di accensione luci;
FASE 3: preparazione
della parte posteriore dell’impianto.
Fig. 4
Appena sgombrato il “tavolo operatorio”, partendo immediatamente in prossimità del cannotto di sterzo, si fissa grossolanamente il nuovo cavo a tre poli lungo i vari punti di passaggio in modo da poterlo tagliare “a misura” nella zona di inizio telaietto o attacco del monoammortizzatore.
Spesso infatti, gli impianti elettrici originari attraversano la zona di ancoraggio del telaietto senza soluzione di continuità.
In altre parole sono costruiti in un unico corpo che va dalla zona faro anteriore fino alla zona parafango posteriore, causando enormi fastidi ogni qualvolta si volesse smontare in blocco il telaietto per accedere agevolmente al monoammortizzatore.
Per questo motivo realizzeremo un impianto “modulare” , cioè composto da un primo “modulo” che, partendo dalle luci anteriori arriva in zona telaietto, ed un secondo “modulo” che, collegandosi al primo attraverso un “faston” multiplo, prosegue verso le luci posteriori e la presa di alimentazione a valle del fusibile “servizi”.
Fig. 5
Sul primo capo dal lato forcelle, su due fili salderemo due spinotti femmine ed applicheremo la relativa protezione in plastica a due vie (faston 1).
Sull’altro filo salderemo uno spinotto maschio e lo inseriremo anche qui in una protezione in plastica a due fori. Nell’alloggiamento rimasto vuoto di quest’ultima, inseriremo un secondo spinotto maschio (faston 2) “ponticellato” direttamente con il filo proveniente direttamente dal “fusibile servizi” precedentemente installato sul primo spinotto. In questo modo abbiamo realizzato la connessione al comando luci (faston 1) e la connessione allo stop dalla leva freno anteriore (faston 2).
La tecnica di costruire un attacco “maschio” ed un attacco “femmina” sullo stesso gruppo di cavi, serve ad impedire errori di collegamento accidentali.
Bypass positivo per luci stop freno ant. (linea 2) |
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Linea dal fusibile servizi (linea 2a) |
Linea alle luci stop freno ant. (linea 2b) |
Linea alle luci di posizione post. (linea 1) |
|
A questo punto si prepara l’interruttore multiplo secondo lo schema elettrico seguente
Fig. 7
Dopo aver effettuato i collegamenti, saldato gli spinotti, forato la scatola in plastica e sagomato una piccola staffa in alluminio otterremo il seguente risultato:
Fig. 8
Fig. 9
Fig. 10
A questo punto, come da schema elettrico iniziale (fig. 1) ed esattamente nel punto in cui abbiamo troncato il cavo a tre fili (fig. 5), applicheremo il faston multiplo a quattro vie (ma ne utilizzeremo solo tre) che ospiterà i cavi delle tre linee “1”, “2a” e “2b”.
Da questo punto faremo partire la “bretella” che, attraversando longitudinalmente la moto nella zona filtro (o monoammortizzatore), verrà connessa all’interruttore della pompa freno posteriore.
La connessione elettrica per quest’ultima derivazione è esattamente identica a quella fatta per il freno anteriore (fig. 6), con la differenza che in questo caso la lunghezza del filo può essere leggermente più lunga (a seconda dei casi e delle moto) per raggiungere l’interruttore pompa posteriore.
Nello specifico si taglia un “moncone” di cavo elettrico a due fili sufficientemente lungo, connettendo un capo al filo proveniente dall’interruttore della pompa freno anteriore (filo giallo/verde fig. 6) ed uno direttamente al filo di alimentazione proveniente dal “fusibile servizi”.
Una volta concluse dette operazioni il risultato sarà il seguente:
Fig. 11
Fig. 12
E’ del tutto evidente la differenza di ingombri rispetto all’impianto originario.
A questo punto non rimane altro che fissare il nuovo impianto lungo il telaio della moto con delle semplici fascette in plastica, fissare la scatoletta con l’interruttore multiplo preventivamente costruito (figg. 8, 9, 10) alla piastra forcelle superiore ed effettuare le connessioni attraverso i vari faston.
Fig. 14 |
Fig. 15 |
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Prima di alimentare e quindi
provare l’impianto, suggerisco vivamente di ricontrollare attentamente le
connessioni utilizzando, se possibile, un tester o un multimetro digitale.
Le prove da effettuare sono
semplicissime e possono essere così riassunte:
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1)
si verifica la continuità delle connessioni sul primo modulo dell’impianto,
dalle saldature sull’interruttore al faston multiplo
in zona attacco telaietto. Ricordo infatti, che
all’uscita della scatola contenente l’interruttore multiplo abbiamo messo un faston a due fori (più le due connessioni per i fari. V.
fig. 10), quindi per scongiurare inversioni di fili che risulterebbero
particolarmente dannose la verifica va fatta dall’interruttore tenendo ben presente lo schema elettrico di
fig. 7 2) secondariamente si verificherà
la continuità del secondo modulo dell’impianto (che va dall’attacco telaietto
alla sona parafango posteriore) sempre partendo dall’interruttore multiplo in
zona cannotto di sterzo e tenendo presente, anche in questo caso, lo
schema di fig. 7.
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N.B. “tenere presente lo schema di fig. 7” significa sostanzialmente che
la continuità dei 2 moduli dell’impianto va verificata soprattutto in funzione
delle connessioni sull’interruttore e del loro “scopo”.
Esempio:
La connessione sull’interruttore
deputata al comando luci, dovrà dare continuità con la connessione più a valle deputata
a portare corrente alle luci di posizione posteriore ma non con altre connessioni!!
Analogamente la connessione
sull’interruttore deputata a portare corrente, dovrà dare continuità con la
connessione al fusibile servizi ma non con altre connessioni!!
E così via dicendo…
L’ultima verifica sarà effettuata
sull’impianto luci di frenata ponendo un puntale del tester sulla connessione
proveniente dal fusibile servizi dell’interruttore
generale e l’altro puntale sul punto più remoto dell’impianto, in zona
parafango post., in corrispondenza del filo di alimentazione dello “stop”.
Ricordando però che questo in
realtà è un circuito “aperto” (v. fig. 1), la verifica della continuità va
fatta schiacciando alternativamente le leve freno anteriore e
posteriore
Fig. 20
Se le prove daranno l’esito sperato,
il lavoro sarà stato eseguito correttamente e quindi si potrà procedere a fornire
alimentazione all’impianto preferibilmente prima
di aver connesso la centralina
Fatto ciò si collega la
mascherina luci anteriore ai cavetti provenienti dall’interruttore multiplo
(Fig. 10) e, azionando preventivamente il “quadro” elettrico di avviamento
(senza avviare il motore), si verifica il funzionamento dell’impianto appena
realizzato.
Fig. 21
Per chiarimenti ed informzioni rivolgersi a
SchFabio
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